uraniaexlibris's Reviews (99)

adventurous dark emotional hopeful inspiring mysterious tense fast-paced
Plot or Character Driven: Plot
Strong character development: Yes
Loveable characters: Yes
Diverse cast of characters: Yes
Flaws of characters a main focus: Yes

E qui, si entra nel cuore della saga. Perché al terzo libro? Perché si squarcia finalmente il velo di Maya. Harry infatti in questo libro viene a conoscenza delle reali circostanze sulla morte dei suoi genitori. I temi di questo libro si fanno decisamente più forti e anche più "importanti", infatti viene affrontato il tema della "prigionia". Il lettore conosce per la prima volta il posto più temuto da qualsiasi mago: Azkaban, una prigione inespugnabile e dalla quale, almeno si pensava, è impossibile evadere. Ma qualcuno ci è riuscito e si tratta di Sirius Black, accusato della morte dei coniugi Potter. La creazione di Azkaban è forse la parte più geniale della storia: una prigione in cui delle creature demoniache, i Dissennatori, rubano e cancellano ogni sorta di ricordo felice o sentimento positivo che porta il prigioniero ad impazzire e dunque a perdere i suoi poteri. I Dissennatori sono creature non complesse e nemmeno dotate di una loro consapevolezza o intelligenza, non sono creature che hanno un'etica, né sanno discernere tra bene e male. Qui sorge spontanea una domanda: "I prigionieri innocenti?". Purtroppo, data la natura dei Dissennatori, la risposta è tristemente scontata: non c'è distinzione tra innocenti o colpevoli, purtroppo Azkaban rivela, anche in un mondo magico, che non esiste una vera e propria garanzia di giustizia. Una persecuzione, quella dei Dissennatori, che ricorda per certi aspetti le vicende legate alla biografia di Henri Charrière ("Papillon"), condannato ingiustamente a scontare l'ergastolo nella terribile Guyana francese, dove i prigionieri, isolati dal resto del mondo, subivano vessazioni e trattamenti disumani dalle stesse guardie (che a rigore di logica avrebbero dovuto rappresentare la giustizia). La pena del mondo magico però va ben oltre la punizione corporale: essa punta a minare la salute mentale del prigioniero, a cancellare ogni ricordo o sentimento felice e positivo. I Dissennatori rubano la lucidità finchè del prigioniero non rimane altro che un guscio vuoto. La vita ad Hogwarts continua come sempre, ancora una volta si ha la conferma della supponenza e dell’arroganza di Draco, il quale non perde occasione di nascondersi dietro il mantello di papà Lucius. Altro tema fondamentale in questo romanzo è il tempo, in questo caso dal punto di vista fisico il mondo magico ha il vantaggio di poterlo piegare, seppur con delle regole ben precise. La vicenda però lascia una riflessione sul tempo che è passato, le cui conseguenze hanno inevitabilmente un impatto sul presente e il futuro. Un monito forse a fare tutto ciò che è in nostro potere per dominare le azioni che dipendono da noi e direzionarle nel modo più positivo possibile di modo che ciò che non dipende da noi non faccia ulteriori danni. Qui lo stile si eleva decisamente. Un altro segno che fa comprendere che si sta aprendo una nuova “parte” della saga, forse più complessa dove i temi si fanno via via sempre più importanti, profondi e certamente la situazione per i protagonisti mostra di complicarsi ulteriormente. Forse la saga inizia proprio qui, e i primi due libri ne erano solo un prologo che ci ha fatto conoscere i personaggi e le dinamiche che intercorrono tra di loro.
adventurous emotional reflective relaxing fast-paced
Plot or Character Driven: N/A
Strong character development: N/A
Loveable characters: N/A
Diverse cast of characters: Yes
Flaws of characters a main focus: Yes

Immergersi nella lettura delle fiabe nordiche con una camomilla, davanti al fuoco, mentre fuori piove contribuisce a creare la giusta atmosfera.

Cambia lo scenario, ma i topoi sono gli stessi; è questa la forza delle fiabe che le rende un prezioso depositario della cultura di un intero popolo. Accanto a un Pinocchio ante litteram e alla mitologia biblica, cavalieri, re, principesse e giganti sono i protagonisti di queste storie così distanti fisicamente da noi, eppure vicine spiritualmente al tempo stesso. Naturalmente, non prive di insegnamenti morali.

Ho apprezzato particolarmente la lettura di queste fiabe, soprattutto mi sono divertita a riscontrare analogie e differenze con quelle della mia infanzia. Non sempre c'è un canonico lieto fine, tuttavia risultano molto più serene delle nostre tradizionali (Disney perdonami, ma quelle dei Grimm, di Perrault, di Andersen e di Calvino sono quelle ufficiali). Naturalmente, anche queste fiabe sono state raccolte e conservate da fonti ottocentesche, quando si decise che ormai era giunto il momento di mettere per iscritto ciò che da millenni si tramandava oralmente, prima che scomparisse. E per fortuna che è stato fatto questo immane lavoro!

Avrei preferito, dal momento che le fiabe sono di per sé molto brevi, un testo in lingua a fronte per poter curiosare anche all'interno della filologia, ma va bene lo stesso.

Penso proprio che continuerò la lettura delle raccolte di fiabe. Di questo passo finiranno dritte nella mia comfort zone!
adventurous dark emotional funny hopeful mysterious relaxing tense fast-paced
Plot or Character Driven: A mix
Strong character development: Yes
Loveable characters: Yes
Diverse cast of characters: Yes
Flaws of characters a main focus: Yes

Continua il mio viaggio nel mondo di Hogwarts e questa volta dritta dritta nella “tana del Basilisco”, o forse dovrei dire: nel gabinetto del Basilisco! Ricordo che questo fu il primissimo film di Harry Potter che vidi, l’avevano passato alla tele ancora quando ero più piccola e ricordo che la cosa che mi inquietò più di tutto fu Edvige (che problemi avessi, non lo so...). Naturalmente il film lo rividi più volte nel tempo e lo apprezzai sempre di più. Il libro l’ho apprezzato allo stesso modo, anche se dovendo scegliere, preferirei vedere di nuovo il film piuttosto che rileggere il libro. In primis perchè il film allega immagini e suoni che non possono essere suppliti dal libro per ovvie ragioni. E ancora una volta sono contenta di aver prima visto il film poichè durante la lettura sono riuscita ad abbinare le scene, le voci e i suoni. Questo è sempre stato uno dei miei capitoli della saga: per Aragog, per il Basilisco, per Fanny (nome che nella traduzione nuova è stato tragicamente convertito in Fawkes, ma per me Fanny resta) certo, ma anche per i temi affrontati che, come sempre, non sono mai banali.

A partire dall’amicizia certo, ma soprattutto: il problema della fama, meritata o immeritata. È pacifico che la “guest star” (e mi si consenta di usare un termine tecnico del cinema per un libro) del romanzo sia Gilderoy Allock. Un personaggio che fa a pugni con due persone dalla nomea grande seppur diversa: Piton e Harry. Piton infatti (che come si sa, ambisce al ruolo di professore di Difesa Contro le Arti Oscure) risulta essere l’emblema del professore per eccellenza. Silenzioso, modesto, di poche parole ma efficaci, insomma, non ha bisogno di apparire per essere, per farsi rispettare e nella scena del Club dei Duellanti lo dimostra ampiamente disarmando senza troppe scene l’incapace professor Allock. Se Piton dunque sbugiarda Allock nel ruolo di docente, Harry lo sbugiarda nella gestione della fama (peraltro, nel caso di Allock, immeritata). Non si tratta solo di modestia, ma anche di atteggiamento e diplomazia in certe situazioni. Se infatti Allock deve annunciare continuamente al mondo intero le sue prodezze per poi dimostrarsi continuamente non all’altezza delle situazioni, la vera grandezza di Harry sta nel tentare di passare inosservato e tirare fuori coraggio e capacità quando ce n’è bisogno. È come se Harry e Piton in questo libro avessero quasi messo da parte l’odio reciproco per fronteggiare un “nemico” comune, una sorta di intesa che si solleva nel momento in cui uno dei due ha a che fare con quel sedicente professore. Il fallimento di Allock dunque insegna che la fama che non poggia su basi concrete ha vita breve, ma in questo capitolo della saga viene anche affrontato un altro tema molto importante: quello della schiavitù. Non è un caso che l’altra “guest star” sia Dobby l’Elfo Domestico. Quella degli Elfi Domestici è un’intera specie soggiogata nel mondo dei maghi come servitù delle famiglie più ricche. Schiavismo, sfruttamento e una vita di stenti accompagnano queste piccole creature magiche che possono essere liberate solo se ricevono in dono dal padrone un vero indumento. Dobby rappresenta quella specie che ricorda bene quanto fosse peggiore la vita sotto il Signore Oscuro e che quindi deve un miglioramento di condizione e di vita ad un allegramente inconsapevole Harry (quando mai poi Harry è consapevole degli innumerevoli benefici che ha portato al mondo magico sconfiggendo il Signore Oscuro?!). Fortunatamente per Dobby la catena della schiavitù sta per spezzarsi e sarà solo l’inizio di un lungo processo che si concluderà, fortunatamente, con la piena abolizione della schiavitù della specie. Un segno, un simbolo di civiltà e compassione che dovrebbe essere un esempio e un monito, perchè in fondo che differenza c’è tra un “Mago” e un “Elfo”?
Terzo tema è quello del razzismo. L’eterna lotta tra i cosiddetti “maghi” e “streghe” purosangue contro i “maghi” e le “streghe” di sangue misto. E qui una diatriba purtroppo a noi del mondo reale già nota irrompe prepotentemente nella storia: Malfoy, portavoce ed emblema della stirpe di maghi purosangue, dimostra come in realtà non contano assolutamente nulla origini o nomi. Chi infatti trionfa in questo libro? Chi dimostra di avere capacità enormi nonostante, e sottolineo nonostante rivolgendomi a Malfoy, il sangue misto? Butto un paio di nomi a caso, Tom Riddle (che ironia, il Signore Oscuro tanto venerato dai Malfoy è egli per primo nato da padre Babbano), Harry (la cui madre, seppur Strega, è figlia di Babbani) ed Hermione Granger, nata anch’ella da genitori Babbani. Ultimo ma non ultimo è la lealtà. Lealtà che spinge un animale come Fanny ad intervenire per salvare Harry che nonostante il pericolo rimane saldo nei suoi principi. Spunti meravigliosi su cui riflettere, ma anche estremamente educativi oltre che ad essere esempi da seguire anche nella vita di tutti i giorni e da tramandare ai vostri figli. Non mi stupirei se un giorno questa saga venisse citata accanto alle “Fiabe” dei Fratelli Grimm, talmente è analoga al genere fiabesco e venisse letta dai genitori ai loro figli per farli crescere ed educarli consapevolmente alla vita. Ma forse questa realtà è giá in atto e va bene così. Tempi moderni richiedono fiabe moderne.
medium-paced

Quando me lo diedero da leggere a scuola questo libro, non lo lessi. A pelle sentivo che non era un libro che mi sarebbe piaciuto. Oggi l'ho letto per la prima volta sotto obbligo esame universitario e avevo ragione: questo non è il libro per me.

Tanto per cominciare, è un'autobiografia e io le autobiografie non le amo particolarmente. In secondo luogo, non tratta nemmeno di imprese fuori dall'ordinario, o di eventi particolarmente fondamentali per la storia dell'umanità. Non c'è neanche un ritratto sociale e politico dell'epoca fascista in cui è ambientato. Questo libro tratta esclusivamente della dimensione privata di una famiglia piccolo borghese. Uguale a tante altre. Non eccezionale.

Si ripresenta la stessa sensazione dei libri di Annie Ernaux. Epoca troppo distante e a mio modo di vedere argomento troppo personale e troppo anonimo. Non riesco ad entrare nella storia né a empatizzare con i personaggi. Tra l'altro essendo un libro di memorie strettamente personale, viene tagliata fuori anche quell'analisi socio politica che poteva risultare interessante. Come ne "Il Partigiano Johnny" la parola, soprattutto il lessico acquisisce un'importanza rilevante. 
emotional informative slow-paced
Plot or Character Driven: Character
Strong character development: No
Loveable characters: Yes
Diverse cast of characters: Yes
Flaws of characters a main focus: Yes

Romanzo postumo e incompiuto di Beppe Fenoglio dalle vicissitudini editoriali a dir poco rocambolesche.

Nelle langhe dopo l'8 settembre del 1943 si prepara la Resistenza e Johnny, ragazzo piemontese (soprannominato così perché traduce i libri in inglese), torna a casa e rimane nascosto finché non si unisce a un gruppo di partigiani comunisti detti "i rossi". Successivamente se ne distaccherà per entrare nei badogliani. Da partigiano azzurro, partecipa a numerose imprese fino alla fine della guerra.

Una storia di Resistenza. Una chiara autobiografia. Infatti Johnny altri non è che l'alter ego dello stesso Fenoglio che grazie al personaggio ripercorre le sue memorie di combattente. Sebbene gli episodi narrati siano interessanti, il racconto non è sempre lineare e il mix tra italiano e inglese non rende le cose facili per la comprensione. La stessa cosa si potrebbe dire per "Anna Karenina" che ha alcuni pezzi di dialogo in francese, ma mentre nel capolavoro di Tolstoj il francese è relegato alle sequenze dialogiche, quindi il lettore ha tempo di prepararsi mentalmente allo switch linguistico, qui si tratta di espressioni in inglese che si mescolano nella frase italiana. Quindi magari si trova il verbo in inglese e tutto il resto della frase in italiano. E poi sarebbe la generazione Z a piazzare anglicismi a caso nella vulgata!

Bello se avessi capito qualcosa della trama.
adventurous dark emotional mysterious tense fast-paced
Plot or Character Driven: Plot
Strong character development: Yes
Loveable characters: Yes
Diverse cast of characters: Yes
Flaws of characters a main focus: Yes

Inizia come un romanzo storico, si sviluppa come un Bangsian Fantasy, sottogenere molto raro del Fantasy. Quindi una bellissima scoperta.

Siamo nella Malesia di fine Ottocento. Il popolo malese ha acquisito i costumi cinesi. Tra questi, anche il mínghūn, il rituale delle spose fantasma. Li Lan è stata individuata da una famiglia potente come sposa potenziale del loro primogenito scomparso prematuramente. La ragazza, appartenente a una famiglia nobile, ma decaduta, non vorrebbe accettare ed è ancor meno propensa quando il suo "promesso sposo" viene a tormentarla in sogno dove dal mondo degli spiriti, le promette potere, ricchezza e felicità.

Così Li Lan cade in una spirale di eterna indecisione e quando anche lei oltrepassa la soglia del regno dei vivi per entrare in quello dei morti, tutto cambia. Nuovi incontri, nuove rivelazioni che la metteranno alla prova. Riuscirà a trovare la felicità?

Del rituale mínghūn sapevo già qualcosa grazie a un episodio della serie "Bones" dove si indagava su alcune ossa rubate per celebrare questo rituale. Dopo la lettura di questo romanzo ho potuto conoscere un altro aspetto di questo mondo. Questa volta non erano due giovani scheletri che dovevano essere simbolicamente uniti in matrimonio dopo la morte per poter avere un coniuge nell'oltretomba, bensì una ragazza viva che avrebbe dovuto sposare un defunto affinché quest'ultimo potesse avere una moglie. Lei sarebbe vissuta da giovane vedova nella casa dei suoceri. Una prospettiva per noi agghiacciante, ma allora poteva essere un'ottima sistemazione per quelle donne non interessate ai figli e all'amore. C'è poi la questione dell'onore della famiglia, la preoccupazione per il futuro. Eppure questo non è un semplice romanzo rosa, è una storia di faide famigliari, tradimenti, ripicche, gelosie, omicidi.

Inoltre, l'ambientazione inusuale rinfresca un genere fermo praticamente a Dante Alighieri e al più tardi a Mark Twain. Non il più diffuso tra i sottogeneri dei fantasy, per questo motivo la lettura risulta ancora più interessante. 
adventurous inspiring reflective sad tense medium-paced
Plot or Character Driven: Plot
Strong character development: No
Loveable characters: Yes
Diverse cast of characters: N/A
Flaws of characters a main focus: No

“No, Bepi,” dissi camminando lungo i reticolati,
“tra quindici giorni non finirà. Forse tra quindici mesi. Questi crucchi hanno la testa dura e non capiscono; dureranno fino alla fine di tutto. Non devi avere rimorsi per quello che hai intenzione di fare; non è tradimento; all’otto settembre il re è scappato e i generali hanno perso la testa. I traditi siamo stati noi. Il primo a sparare contro i tedeschi, ricordi, è stato il nostro cuciniere. E ci è rimasto. E queste reclute affamate e rimbambite, quando sarai fuori di qui, tienitele vicine, istruiscile ad arrangiarsi per vivere... un giorno o l’altro la finirà no?”
“La finirà sì, can de l’ostia di Hitler! E quando arriverò a Treviso voglio fare una bevuta da ubriacare il mondo”.

“Ritorno sul Don” p. 246.

•”Il Sergente nella Neve”: Inverno 1942. La guerra sta ormai per cedere il passo all’armistizio che verrà firmato l’8 settembre del 1943. Ma per gli italiani barricati in trincea in Russia, in mezzo alla neve, ai pidocchi, alle armi, la fine pare essere ancora tanto lontana. Le ultime rappresaglie, le ultime vittime (così tragicamente ironiche ad un soffio dalla fine) e poi l’ordine di ritirata. E così inizia la lunga marcia del ritorno verso casa dalla Russia all’Italia. A piedi. In mezzo alla neve. Il difficile in realtà comincia ora. Mario Rigoni Stern scrive questo romanzo breve in un lager tedesco nell’inverno del 1944. Una narrazione stanca, esausta, disposta ad attaccarsi a qualsiasi ricordo, anche il più banale, pur di mantenere la ragione. Una narrazione che consente al lettore di immergersi nella Russia degli anni ‘40 se pure sempre con uno stile delicato e mitigato. Dopo mesi di violenze, di battaglie, di sofferenze, Mario Rigoni Stern cerca disperatamente la pace, l’umanità. E così sulla strada del ritorno, i Russi, che erano fino a poco tempo fa i nemici giurati, diventano alleati, protettori, benefattori, amici, compagni. Personalmente non sono riuscita ad empatizzare con il narratore. L’ho letto come un resoconto di ricordi di guerra interessante e intenso.

•”Ritorno Sul Don”: Una raccolta di racconti che unisce il ritorno dalla Russia alla Resistenza, al ritrovo dei propri compagni, dispersi, persi di vista o sopravvisuti e soprattutto al ritorno in Russia. È un’edizione a ringkomposition. Significativamente si apre in Russia nel vivo della guerra e si chiude sempre là, in Russia, in un contesto di serenità, pace e amicizia tra popoli. Ritornare per riuscire a riappacificarsi con il passato, ritornare per riuscire a dare un senso a tutto, ritornare per affrontare i fantasmi del passato. Dove prima c’era desolazione, morte, proiettili, armi e distruzione, Mario Rigoni Stern vede pace, vita, rinascita e ammirazione, ammirazione nel sorriso di una donna russa che riconoscendolo come italiano si emoziona. Quest’ultimo mi ha coinvolta decisamente di più, sebbene io abbia mantenuto lo stesso distacco, alcuni ricordi hanno saputo emozionarmi.
adventurous dark emotional informative inspiring lighthearted mysterious reflective tense fast-paced
Plot or Character Driven: Plot
Strong character development: Yes
Loveable characters: Yes
Diverse cast of characters: Yes
Flaws of characters a main focus: Yes

Non ho capito perché "Jacopo Lomeli" cardinale italiano nel film sia diventato magicamente americano e si chiami Thomas Lawrence, ma va bene.

Ci meritavamo un'opera senza filtri, ma equa sull'evento di caratura mondiale più misterioso: il conclave. Abbiamo quattro contendenti per il trono vacante di San Pietro. Il cardinal Goffredo Tedesco, reazionario e conservatore, il cardinal Aldo Bellini un liberale dalle idee progressiste, il cardinale Joshua Adeyemi, leggermente meno conservatore di Tedesco e infine, il cardinale Joseph Tremblay, tradizionalista. Il peso di condurre un evento di tale portata ricade sul decano, Jacopo Lomeli, fervente sostenitore dell'amico e collega Bellini e alle prese con una crisi di fede. A Roma c'è un detto: "Chi entra papa in conclave, ne esce cardinale". 

Ma prima che si chiudano le porte della Casa Santa Marta, un nuovo cardinale chiede di essere ammesso al collegio: si tratta di Vincent Benitez, di origini filippine e arcivescovo di Kabul. Non mancano i sospetti sia sul nuovo arrivato, sia sugli altri cardinali, soprattutto su quelli che più fanno mostra di volere essere eletti. Ma ognuno di loro ha già segretamente scelto il nome con il quale essere eletto e dopo le prime votazioni è chiaro che ognuno di loro nutre delle speranze. Chi sarà il prossimo pontefice? Non resta che aspettare la fumata bianca.

adventurous emotional informative sad tense fast-paced
Plot or Character Driven: A mix
Strong character development: Yes
Loveable characters: Yes
Diverse cast of characters: Yes
Flaws of characters a main focus: Yes

Sull'isola di Jeju, sono le donne a sostenere la società. Sono le haenyeo, pescatrici. Vengono addestrate fin da piccolissime nelle immersioni: trattenere il fiato sott'acqua, usare gli strumenti. Young-sook, figlia di un'haenyeo, si allena con la sua migliore amica, Mi-ja, orfana allevata nella sua casa.

La madre di Young-sook è tenuta in grande considerazione tra le haenyeo e la figlia spera un giorno di diventare brava come lei.

Il mare dà, ma toglie anche. Inizia così una serie di lutti per il gruppo delle haenyeo: prima Yu-ri, la figlia di Do-saeng che rimane gravemente menomata, poi la madre di Young-sook che annega tragicamente. In quanto figlia maggiore, il peso della famiglia grava sulla primogenita. Interviene poi la guerra che porta agitazioni e ulteriori dolori nella piccola isola. L'invasione dei soldati giapponesi prima e dei soldati americani poi. L'isola di Jeju si rivela essere una base strategica importantissima. Intanto, Young-sook e Mi-ja crescono. Vengono date in sposa e hanno dei figli. Le loro strade si separano. I problemi della vita le metteranno a dura prova e il loro legame sembrerà essere ormai disciolto irrimediabilmente. O forse no?

Questo è un romanzo insolito. Parla di una società completamente matriarcale e una realtà del tutto diversa. Ha una giusta introspezione. Benché il lettore abbia solo il punto di vista di Young-sook riesce comunque ad avere una visione completa di tutta la trama anche grazie all'alternanza temporale. I capitoli infatti si alternano tra il 2008 e gli anni dal 1938 al 1970. Di solito non amo questi salti temporali tra passato e "presente", ma in questo caso l'ho apprezzato per via di alcune rivelazioni che potevano essere scoperte solo andando avanti nel tempo. Se continuo con queste letture fantastiche di questo passo sarà arduo stilare i top dell'anno!
adventurous dark emotional mysterious tense medium-paced
Plot or Character Driven: Plot
Strong character development: Yes
Loveable characters: Yes
Diverse cast of characters: Complicated
Flaws of characters a main focus: Yes

Un fantasy storico ambientato in Spagna ai tempi dell'Inquisizione.

Luzia Cotado è una ragazza che serve in casa di due nobili decaduti senza figli con un dono straordinario: sa compiere magie. Magie che lei chiama "milagritos", "piccoli miracoli" per timore di attirare l'attenzione dell'Inquisizione. La zia Hualit per di più le nasconde le sue origini ebraiche per proteggerla. Un giorno, la signora scopre le sue abilità e la esibisce a un pranzo con ospiti importanti. Questo attira l'attenzione di un uomo potente che un giorno si presenta per proporre a Luzia di partecipare a un torneo dove altri potenziali veggenti, capaci come lei di compiere "milagritos" per conquistare il favore del re. Per Luzia è un'opportunità di cambiare vita ed elevarsi socialmente. Al seguito di Pérez, nuovo protettore di Luzia, appare Guillén Santángel che verrà incaricato di istruirla e aiutarla nel torneo. Anche lui nasconde un segreto che potrebbe metterla in pericolo. Più di quanto già non sia. E per i due inizia una lotta contro il tempo per salvarsi la reputazione. O la pelle. Riusciranno i milagritos di Luzia a trarli in salvo?

Un romanzo dalle vibes di Hunger Games, ma con tanta magia e tanta storia. Una vicenda che vi terrà incollati fino all'ultima pagina.