Sono anni che il mitico Sommobuta consiglia in maniera spassionata la lettura di Hajime no Ippo, che pubblicato in Italia forse non lo si vedrà mai, quindi in un moto di follia ho voluto leggere il primo volume.
Piccola premessa: dello sport in genere non me ne frega nulla, eppure uno dei miei manga preferiti di tutti i tempi è Slam Dunk, che mi ha fatto lacrimare come un vitello in più di un’occasione. Ciò risponde perfettamente a uno dei mie credi: non è il cosa narri, ma il come.
Ippo è un ragazzo buono, con un cuore e un animo gentile, vessato dai bulli della scuola, che si appassiona alla boxe perché vede in essa un modo per rinascere. Ma Ippo è anche un ragazzo dotato di una forza eccezionale e di una fame di imparare invidiabile, che lo porta a non arrendersi neanche sotto i pugni di Miyata (un giovane come lui, con un padre ex pugile professionista, che dopo essersi rotto la mascella durante uno scontro decisivo non è più saluto sul ring), e a rialzarsi sempre dopo ogni colpo quasi micidiale.
È solo l’inizio, per Ippo e il suo sogno di diventare un pugile professionista, e io decido di fargli compagnia lungo la strada.